Dalla lana all’acqua cattiva

Gli anni Sessanta

Una parte di questa doppia economia, quella rurale, venne in gran parte a mancare a causa del boom economico degli anni Sessanta. Le famiglie preferirono privilegiare il lavoro in fabbrica, oppure aprire piccoli laboratori per lavorazioni tessili in conto terzi (telai meccanici e “macchinette” di filatura).

epicentroMa la storia stava per presentare il conto: le prime e poi cicliche crisi tessili degli anni ’70 e ’80 fecero chiudere i laboratori casalinghi, ma era ormai troppo tardi per tornare alla terra. Il colpo di grazia fu l’alluvione del 2 novembre 1968, che ebbe proprio nel vallone del Poala il suo epicentro.

L’alluvione del 1968

alluvioneA partire dai giorni precedenti, fino ad arrivare al sabato 2 novembre, sul vallone della Poala piovono oltre 400 mm d’acqua. Tra le ore 18 e le 20 di quel giorno c’è la massima concentrazione dell’evento, con distacchi e frane, a decine, su entrambi i versanti.

Acqua e fango trascinano a valle alberi e tutto quanto trovano. Nei ponti si formano dighe, la marea spinge fino a far saltare tutto, diventa una bomba che distrugge quanto trova, case e fabbriche.

Il bilancio della tragedia

30 i comuni colpiti del Biellese orientale: Valle Mosso, Mosso S. Maria, Pistolesa, Veglio Mosso, Camandona, Callabiana, Selve Marcone, Pettinengo, Bioglio, Valle S. Nicolao, Vallanzengo, Zumaglia, Ronco Biellese, Vigliano Biellese, Ternengo, Piatto, Valdengo, Cerreto Castello, Cossato, Soprana, Mezzana Mortigliengo, Strona, Casapinta, Crosa, Lessona, Quaregna, Trivero, Coggiola, Portula, Pray Biellese

- 58 i morti, oltre 100 i feriti; 34.000 abitanti coinvolti;
- 250 case distrutte o danneggiate; 300 famiglie senza tetto;
- 130 aziende industriali distrutte o danneggiate;
- 13.000 dipendenti dell’industria senza lavoro;
- 350 aziende artigianali distrutte o danneggiate;
- 400 aziende commerciali distrutte o danneggiate.

Il vallone del torrente Poala

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A - Rondò panoramico (oggi parcheggio del Parco Avventura);
B - Frana del Monte Colmetto, la più imponente dell'alluvione, partita dal Pian del Ferro a quota 900 m, l'unica, tra migliaia, ad avere interessato il substrato roccioso e non solo la coltre superficiale del terreno. Aveva una profondità di 20 m allo stacco;
c - Ponte sul torrente Poala, strada Veglio-Mosso;
D - Accumulo materiale alluvionale;
E - Costruzioni del Lanificio Poala distrutte;
F - Portone Lanificio Poala ancora esistente.

Nella foto sono ben chiari gli effetti nel vallone del torrente Poala, epicentro dell’evento. Qui si sono avute le frane più importanti che hanno determinato la costruzione del viadotto (tracciato in bianco), vista l’impossibilità di sistemazione ambientale e messa in sicurezza dei versanti interessati ai movimenti franosi che avevano coinvolto la strada da Veglio a Mosso (tracciato in rosso).

È anche ben evidente l’accumulo del materiale alluvionale a monte del lanificio Poala, provocato dal tappo formatosi dal ponte della Provinciale Biella-Valsesia e della costruzione industriale incombente sul torrente, poi spazzata via dalla forza delle acque, al momento della rottura della diga provvisoria che si era creata.

Testi e ricerca iconografica a cura di Franco Grosso